Stampa di regime

Giustizia preziosa

Ad un lettore che esprimeva i suoi dubbi sulla sentenza su piazza della Loggia, 41 anni dopo, il direttore della “Stampa” Calabresi, ha risposto che la condanna definitiva era la dimostrazione “preziosa” di una giustizia democratica che si accompagna alla verità storica. Sarebbe confortante condividere il giudizio di Calabresi se non fosse per una serie di questioni che pure restano aperte. La prima concerne la tenacia della magistratura italiana. Ce n’è stata, non c’è dubbio per voler andare a fondo di questa vicenda ma il suo iter è a dir poco contraddittorio considerato l’insieme di personaggi che entrano ed escono dall’inchiesta, vengono condannati, assolti, di nuovo condannati. Il dubbio che l’errore possa essere commesso in qualsiasi circostanza processuale diviene altissimo e purtroppo è proprio quello che muove il lettore a cui Calabresi ha risposto. Ma ammesso anche che ricostruendo tutta la vicenda processuale ci convincessimo della bontà della sentenza definitiva, vi sarebbe da credere che una magistratura ha sbagliato precedentemente e poi ci sarebbe da capire perché a Milano nei confronti di piazza Fontana non si è giunti alla condanna che si è avuta a Brescia. Possibile che a Milano i magistrati battano la fiacca o che gli attentatori di Milano fossero stati più abili di quelli di Brescia? Non è proprio questo un interrogativo banale, perché se c’è una verità storica accertata, la trama della strage di Milano e quella di Brescia dovrebbero riflettersi e invece ecco la dissonanza, colpevoli da una parte, non colpevoli, se non sul piano storico, dall’altra. Gianni Freda rideva di questa giustizia dello Stato democratico proprio in una intervista alla “Stampa” di qualche anno fa. Noi potremmo piangere. E questo perché la verità storica, dispiace, è tutt’altro che archiviata. La magistratura non è in grado di dirci il perché degli attentati a Milano e Brescia e gli storici ci devono ancora spiegare quale fosse la ragione di destabilizzare un paese piuttosto stabile, visto che il blocco di potere costruito intorno alla democrazia cristiana negli anni ’70 si espandeva senza bisogno di mettere le bombe. Ci sarà pure stata la fantomatica “strage di Stato”, con i servizi “deviati” ed i neofascisti a darsi di gomito l’un l’altro. Vorremmo solo capire il perché, visto che questo ancora non ce lo ha spiegato seriamente nessuno.

Roma, 28 luglio 2015